Quando la luna ero io

È il 14 luglio 1969 e il mondo appare in fermento per l'attesa di un sogno

Recensione

È il 14 luglio 1969 e il mondo appare in fermento per l’attesa di un sogno che si sta per compiere: l’uomo sta per arrivare sulla luna. Un viaggio che ancora prima di Jules Verne è da sempre sembrato solo un impossibile traguardo. Da Cape Canaveral stanno per partire tre eroi, pronti a scrivere una delle più importanti pagine della nostra storia.

Nel paesino di Sant'Elia del fuoco, così come in ogni parte del mondo, l'attesa per il grande evento viene vissuto con divergenti emozioni. Chi come Don Fulgenzio rimane infastidito e ancorato ad una posizione anti scientifica, e chi come nonna Rebecca, ex astrofisica, si ritrova ad affrontare lo scetticismo di un paese piccolo e troppo spesso propenso a credenze, superstizioni e casualità.

Così, nel tentativo di coinvolgere la piccola società e paesana, Rebecca cerca di organizzare un momento di condivisione, radunando la gente in piazza per assistere a quello che sarà il primo passo sulla luna. Un tentativo ardito, inseguito anche dalla vivacità della nipote Libera e dei suoi tre amici, pronti a giocare con gli eventi, arrivando a vestire i panni di Armstrong, Buzz, Collins e... la luna. Un gioco di ruolo gentile e leggiadro, figlio di tempi lontani. Infatti, il delicato libro edito da Solferino Editore si racconta attraverso le parole del suo autore, abile nel ricostruire un periodo storico straordinario, mostrando ai margini della narrazione dettagli storici e sociali al servizio di una fluidità descrittiva che, tra Beatles, Carosello e bianco e nero, porta in dote la leggerezza di quegli anni, ricchi di ingenuità e speranza, quella medesima chimera che oggi ahimè sembra fagocitata da una società non sempre capace di assistere e comprendere il proprio presente.

Loris Gualdi